Punk Rock Holiday, Parte 1

26/08/2011

Punk Rock Holiday // Parte 1
(12-13/08/2011)

1st Day:

Era da un po' di tempo che in Europa non si organizzavano festival incentrati solo ed esclusivamente sul punk rock forse perchè al giorno d'oggi può essere un'operazione alquanto rischiosa tenendo conto delle ultime trends metalcore e varie presenti nella scena. Dopo circa 11 ore di viaggio in treno passate in corridoio, non avendo il posto prenotato, arriviamo in quel di Tolmin a ora di pranzo e ci sistemiamo con la nostra tenda nell'area adibita al campeggio. Dopo qualche minuto di relax e pausa pranzo ci concediamo un giro nell'area festival: un bosco immenso dove due torrenti confluiscono nel fiume Isonzo. Forse la miglior location per qualsiasi tipo di festival.
Tra un cheeseburger e una birra aspettiamo l'inizio del concerto. I primi ad aprire le danze sono i Myspace Invaders, una delle poche band italiane presenti al festival.
La band triestina suona un punk rock allegro e scanzonato. La loro esibizione non è affatto male difatti i quattro ragazzi son precisi nell'esecuzione dei pezzi e tentano anche di coinvolgere il pubblico solo che le persone presenti son poche sotto il palco, peccato per la band che avrebbe meritato anche di suonare un po' più tardi rispetto alle band successive. A seguire ci sono gli Harry che sono un trio punk rock proveniente dalla Slovenia.
Il trio suona un punk rock abbastanza “zozzo” difatti sono un po' imprecisi nell'esecuzione dei pezzi e il cantante ogni tanto prende qualche stecca ma nonostante questo vengono apprezzati dal pubblico locale che inizia a popolare l'area palco. Tutto sommato performance discreta e accettabile. Pausa cena e iniziamo a farci avanti per guadagnare la prima fila per i Bad Religion. Intanto è il turno dei Pasi gruppo punk rock croato molto seguito in Slovenia. Ritmi veloci, chitarre apertissime e testi socio-politici è ciò che caratterizza la band, l'unica pecca, a mio parere, è il cantato in sloveno che non si sposa molto bene con il genere. Per il resto la performance della band è perfetta, oltre a suonare bene riesce a coinvolgere egregiamente il pubblico che ha quasi riempito l'area sottostante il palco.
Ad aprire ai Bad Religion ci sono i 3 Feet Smaller, gruppo pop-punk austriaco abbastanza affermato in Europa. La band è parecchio carica e difatti la loro esibizione è perfetta, solo che il pubblico partecipante non era molto preso per la band e per il genere.
Durante lo show volano scarpe e addirittura stampelle verso il cantante, in un certo senso la band era un po' fuori luogo per buona parte del pubblico che non fa altro che aspettare la performance dei Bad Religion; comunque la band austriaca fa uno show abbastanza movimentato e tenta più volte di coinvolgere il pubblico, nonostante gli episodi precedenti. Peccato per quel tipo di trattamento, ma può succedere. Ci spostiamo un po' a sinistra dalle file centrali perchè la calca di persone stava facendo diventare la situazione insostenibile ed ecco che è il turno dei veterani Bad Religion.
E' la prima volta che vedo dal vivo la band e sono anche parecchio emozionato. Dopo qualche minuto di attesa ecco Brian Baker che intona il riff iniziale di “The Resist Tance” e il concerto ha inizio. La band è parecchio in forma ed è a dir poco sbalorditivo che a 50 anni suonati, tranne per Brooks il più giovane, riescano a tenere il palco così bene e a non deludere mai. L'esecuzione dei pezzi è a dir poco perfetta, la voce di Greg non perde mai colpi e Brooks è un batterista eccezionale.
La band californiana arriva subito al concreto seguendo la filosofia del “less talk more rock” e si susseguono quasi tutti i maggiori classici della band come “21st Century Digital Boy”, “Punk Rock Song”, “Los Angeles Is Burning”, “No Control” e “Let Them Eat War”. Il momento più emozionante del concerto si raggiunge quando la band suona “Generator”, a mio parere il pezzo più bello dei BR, seguita da un sing along che ha coinvolto buona parte del pubblico.
Dopo qualche altro pezzo la band fa una piccola pausa per riposarsi e dissetarsi un'attimo e si riparte con gli ultimi tre pezzi. I californiani concludono in bellezza con “American Jesus”, “Infected” e una strappalacrime “Sorrow”. Non è da tutti suonare per 31 anni con una band e riuscire a mantenere sempre lo stesso entusiasmo e sentirsi ancora “Wrong Way Kids”. Il punk rock holiday parte in quarta ed io ancora “shockato” positivamente dal concerto dei Bad Religion vado in missione nel backstage per beccare uno di loro, consapevole di perdermi l'after party, e rimediare una foto e qualche chiacchiera (impresa riuscita!).

2nd Day:

Ci si sveglia col solle che batte sulla tenda per le 12.30 il tempo di darci una sciacquata generale e si pranza con qualche hamburger venduti alla spasmodica cifra di 5 euro.
Continuiamo il pomeriggio nella beach area vicino al fiume a rinfrescarci le idee e cazzeggiare pesantemente.
Premetto che a causa delle interviste mi son perso i primi due gruppi (Real Life Version, Final Approach).
Arrivo appena in tempo per gli INSANE, trio sloveno che conosco abbastanza bene avendoci condiviso il palco in un'occasione. La band suona un punk rock politicizzato inspirandosi principalmente a Strike Anywhere e Propagandhi. I tre non deludono sul palco e sono anche molto affiatati, suonano buona parte del loro full length “Trust These Hands, Are Worthless” coinvolgendo il pubblico che conosce e canta i pezzi della band di Ljubiana. Nonostante l'assenza di una seconda chitarra, la band riesce a rendere al meglio e a dirla tutta il sound della band è abbastanza completo e non ne risente la mancanza. Miglior gruppo emergente del festival. A seguire ci sono gli Hog Hoggidy Hog, band skacore sudafricana. La loro è stata una gran performance parecchio coinvolgente, nonostante in pochi erano a conoscere i pezzi, precisi nell'esecuzione e molto bravi a tenere il palco. La band mi ha ricordato parecchio i Mad Caddies di Road Rash, ciò che li differenzia è proprio la provenienza della band che rende ancora più originale il loro sound con influenze reggae e musica etnica prettamente africana.
Per sintetizzare: tanto coinvolgimento e molta allegria. Intanto l'area palco si riempie per bene però si può notare che la gente presente è molto meno di quella presente il giorno precedente. Intanto salgono i Red Five Point Star e subito mi accorgo che il cantante e chitarrista della band è l'organizzatore del festival.
La band suona uno ska con delle forti influenze rockabilly, può sembrare azzardato l'accoppiamento di due generi che hanno poco in comune pero devo dire che è stata una mossa coraggiosa e anche azzeccata. La band fa saltare e ballare buona parte del pubblico presente che conosce i pezzi e li canta assieme band. L'unica pecca è che lo show inizia col piede sbagliato e perde un po' di entusiasmo verso la fine molto probabilmente poiché la loro scaletta era eccessivamente lunga e le canzoni un po' monotone. Prestazione discreta. Ecco che arriva il turno dei due headliner: The Bouncing souls e Hot Water Music.
I The Bouncing Souls sono i primi a salire sul palco e partono subito in quarta con “I'll Sing Along Forever” e “Private Radio”.La band del New Jersey sembra di buon umore e anche lo show ne risente poiché i pezzi si susseguono velocemente senza mai stancare il pubblico o scadere nel monotono. Greg e compagni ci deliziano anche con una Hybrid Moments riarrangiata in acustico e cantata da tutti presenti. Si continua ancora con “Hopeless Romantic”, “East Coast, Fuck You” e “Lean on Sheena”.
Dopo una buona ora e mezza di show la band abbandona il palco lasciandomi un po' con l'amaro in bocca causato dalla mancata esecuzione di “True Believers” e altri pezzi molto conosciuti. Intanto si fa cambio back line e salgono gli Hot Water Music.
Premetto che non conoscevo quasi nulla di loro tranne per qualche pezzo più conosciuto, e forse è stato proprio per questo motivo che ho apprezzato molto la band dal vivo, lasciandomi impressionare dalla loro energia e dalla loro originalità.
Credo che gli Hot Water Music siano una delle band più originali che conosco. Gli intrecci di chitarre tra Chuck Ragan e Chris Wollard sono da farfalle allo stomaco. La band di Gainsville suona una scaletta parecchio completa con buona parte dei loro pezzi più significativi e conosciuti. Verso la fine del concerto le due band headliner ci riservano una sorpresa e mischiandosi e alternandosi partono con “We're Coming Back” dei Cock Sparrer per poi finire a “True Believers” che coinvolge tutto il pubblico in un collettivo sing along, “Remedy” e concludere lo show con “Wayfarer” cantata e suonata tutti assieme. Che dire momento del tutto memorabile e commovente. Long Live Punk Rock.

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Live Report a cura di Nicola
Foto di Jza Crew

 

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