Groezrock 2011 // II Giorno

16/05/2011

Groezrock 2011
II Giorno (23/04/2011)

Il secondo giorno di festival si prospetta più movimentato del primo, ma la stanchezza del giorno precedente si fa innegabilmente sentire.Passiamo la mattinata in uno stato prossimo alla catalessi che ci impedisce di sentire per intero gli show dei vari gruppi che si susseguono, e andando da un palco all'altro osserviamo solo dei brevi spezzoni dei diversi concerti. E' innegabile comunque che tutte le band che si sono alternate anche questa mattina (tra le migliori: Teenage Bottlerocket Dead to Me) sono state di alto livello, come è ovvio aspettarsi da una situazione simile; degni di nota sono stati però i Social Suicide, dei ragazzi norvegesi che ci hanno stupito per la loro giovane età, in contrasto con lo spettacolo davvero maturo che hanno offerto, per il quale ci siamo soffermati quasi per intero. Suonano un hardcore con voce urlata e chitarre melodiche, ma non disdegnando breakdown alla The Ghost Inside; ed infatti scopriamo che sono in tour europeo proprio di spalla a questa band. 
Durante gli Asking Alexandria ci dividiamo: Nello continua a seguire lo show della band inglese. 
La band presenta un ottimo show ancora migliore di quello dell'anno precedente, suoni da paura, precisione e presenza scenica da vendere.
Simone nel frattempo si sposta verso il minuto Macbeth Stage per l'imminente live degli Astpai, un gruppo austriaco di cui avevo sentito parlare un gran bene. E infatti il loro live è emozionante, suonano un hc melodico influenzato da sentori di emo vecchia scuola fino al punkrock più movimentato; di certo meritavano un posto su un palco migliore. Deluso dallo show degli Homer, e senza forze per osservare gli Sugarcult (comunque peggiori del disco, a detta di Nello che ha seguito qualche pezzo), ci concediamo una pausa e successivamente ci ritroviamo per lo show dei Comeback Kid sull'Eastpak Stage. La band Canadese sfodera uno show sensazionale ed anche i problemi tecnici che si abbattono sul bassista  verso il terzo pezzo non influiscono negativamente sull'esibizione, giusto qualche minuto di pausa. Si inizia con "Broadcasting" e si procede con tutti i maggiori successi della band “Fale Idols Fall", "Partners in Crime” ecc... per terminare lo show con il brano cult della band “Wake the Dead” con tanto di lancio di magliette sulla numerosa folla. Inutile soffermarsi sulla perfetta esecuzione dei brani e della carica trasmessa al pubblico.
Al termine del concerto ci concediamo una breve pausa birra e ci dividiamo ancora; sull'Etnies Stage si susseguono The Ghost Inside e No Trigger (Nello).
Ancora provato dallo show dei Comeback kid arrivo all'Etnies stage dove è appena iniziato lo show dei The Ghost Inside con “Provoke”. La gente che affola il tendone è numerossima e ci sta da faticare parecchio per arrivare in prima fila. Anche questa band non delude le aspettative, il pubblico letteralmente impazzito e schivando i vari ragazzi che si tuffano dal palco mi gusto l'esibizione. A suon di potenti breakdown alternati a train beat lo show continua senza nessun intoppo, si susseguono “Unspoken","Great Distance" e "Destined”, insomma come prassi del festival anche qui si ascoltano tutti i migliori successi della band. Durante gli ultimi brani anche io mi concedo qualche stage diving, il tempo vola ed è il momento dell'ultima song, tutti sul palco per cantare “Faith or Forgiveness”. Unica nota dolente è la mancaza di “Shiner” nella scaletta.
Stremato dallo show e dal terribile caldo mi concedo un ulteriore pausa birra, per poi ritornare sempre sullo stesso stage, è il momento dei No Trigger.
Da parte mia sono uno dei gruppi più attesi del festival. La situazione che si ripropone sotto il palco è la medesima dello show precedente.  La band propone molti brani del loro ultimo album “Canyoneer”,  tutti quelli del loro ultimo ep e rispolverano anche qualche canzone del loro disco di esordio. Buona l'esibizione e buona la carica trasmessa, non è una band che spicca (da tener conto il livello altissimo del festival) ma sicuramente un ottima band.
Nel mentre, sul Main Stage si esibisce, nella sua unica data europea (non preceduta di certo da molte altre, nella sua carriera), Chris Carrabba, che suona in acustico i pezzi deiDashboard Confessional (Simone); come il giorno precedente non disdegna un look e un piglio fighettino, e il suo modo di fare e coinvolgere il pubblico è eccezionale. Suona e canta, in maniera impeccabile, tutti i più grandi successi della band, tra l'altro metà cantati da lui e metà in sing along col pubblico, per uno show veramente memorabile, che termina con la solita "song about the best day I've ever had", Hands Down. 
Questa bella dose di emozione lascia spazio a un ulteriore gap di relax, durante il quale tentiamo di accaparrarci gratuitamente qualche ticket caduto per terra ad ignari kids ubriachi (e ci riusciamo!!). Ulteriore pausa birra/jagermaister molto prolungata che ci fa perdere lo show dei Descendents
Comincia l'ultima parte della serata, e nuovamente ci dividiamo per le ultimissime band pre-headliner. Si tratta deiSaves the Day (Simone), Dropkick Murphies e H2O (Nello).
I primi contribuiscono ulteriormente, per mia gioia, alla dose di emozione di questa edizione del Groezrock, regalando al pubblico i migliori pezzi della loro carriera e delle canzoni tratte dall'ultimo album, alternando ritmi allegri pop-punk molto anni '90 ad arpeggini e sonorità emo-indie della stessa decade, che in fondo è proprio il genere suonato dalla band.. Lo show termina con "At your Funeral", super applaudita dal pubblico (non mi aspettavo avessero un seguito così grande), tra cui spiccavano shirt di Silverstein, Saosin e Get Up Kids. 
Dopo l'ultima e lunga pausa mi dirigo abbastanza brillo sul main stage, rulllo di tamburi ed ecco i Dropkick Murphies apparire da dietro il loro gigante striscione intonando le note di “Hang'em Hight” ed in pochi secondi l'immenso tendone che ospita sicuramente non meno di 8.000 persone si trasforma in una enorme sala da ballo. Tutti a braccetto, birra in mano, si balla e si poga accompagnati dalla band di Boston. Uno show molto coinvolgente che trasmette allegria oltre all'ottima performance degli esperti musicisti. Trasportato da questa situazione e dall'effetto dell'alchool che si fa sentire mi butto anche io nella mischia e fra balletti e stage diving mi accorgo di essere in ritardo per lo show degli H2O.
Correndo arrivo sull'Etnies stage oramai affollatissimo dove la gente cerca di vedere il concerto dei Newyorkesi adirittura da fuori al tendone. Non posso perdermi gli H2O e a suond i spintoni riesco ad arrivare fra le prime file, “Nothing to Prove”, “A Thin Line”,”Stil Here” ma più passano i minuti e più la situazione diventa insostenibile per la troppa gente, di conseguenza essendo una band che avevo già visto nella precedente edzione del festival decido di lasciare il tendone. Nota negativa per l'organizzazione è stato far suonare questa storica band sul palco più piccolo dei 3 principali.
Ci riuniamo per l'ultima volta per la band finale della serata, gli headliner assoluti, gli iperattesi, NOFX! E' la prima volta che li osserviamo dal vivo, la prima fila è la nostra.
Le nostre aspettative non sono molto alte, dal momento che è risaputo che questa band suoni in condizioni non proprio di sobrietà, ma se lo possono permettere, dato il nome che portano, e in ogni caso si sta parlando di un gruppo da podio dei mostri sacri del punkrock. Tuttavia ci meravigliamo di vedere come riescano ad eseguire in maniera perfetta, tutti i pezzi più famosi. Con la pecca che ne eseguono davvero pochi tra i più movimentati, riservandoci per il grosso del tempo pezzi più lenti, reggae o ska (hanno anche la loro età oramai), intervallati dalle solite scenette di Fat Mike & co. Il concerto termina con un siparietto di Melvin che suona l'armonica per circa 10 minuti, dando in continuazione l'idea di un eventuale bis della band che non arriverà. 
In definitiva il loro è stato un buon concerto,sicuramente un must per ogni persona che sia vicina al mondo del punk/hardcore, ma ai giorni nostri può bastare anche una sola tacca al calcio delle presenze ai concerti dei NOFX.”(Simone)
L'emozione non è mancata, da parte mia più di tutti i gruppi emozionali che hanno partecipato al festival. Vedere i mostri sacri del punk/rock a pochi metri di distanza che suonano molti dei brani fondamentali della mia adolescenza come ”Linoleum”, “Dont Call Me Withe" & Co è stata una grossa emozione, a mio parere molto più grossa di quella trasmessa da gruppi così detti "emozionali" ." (Nello)
Termina così questa edizione del Groezrock, con i suoi pro e i suoi contro rispetto alla precedente, da noi seguita. Le band erano ovviamente tutte di alto livello, ma, anche secondo la moda del periodo, notiamo sicuramente l'altissima prevalenza di parti metalleggianti e voci urlate rispetto a quelle melodiche, riservate a una cerchia più ristretta di gruppi più ricercati, che hanno riscontrato un successo sicuramente minore, mentre lo scorso anno era più alta la concentrazione di band mainstream, e melodiche (vedi Sum 41, Story of the Year, o gli stessi Bad Religion). In ogni caso, anche nella sua ventesima edizione, il Groezrock si è dimostrato forse, anzi, sicuramente il miglior festival punk/emo/hardcore d'Europa. 

Live report a cura di Nello & Simone
Fotografi: Silvy Maatman, Emanuela Giurano, Thiago Struys, Joeri Swerts
Thanks to stagedive.be

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