Figure of Six - Brand New Life

Non ho mai utilizzato tante citazioni in una recensione, ma nel caso dei Figure of Six —seppur il loro ultimo lavoro Brand New Life segua una scia attualissima— valeva la pena fare un salto nostalgico nel passato degli anni 00. Un balzo partendo innanzitutto dalla voce roca e graffiante e decisamente grunge, che si fa fatica a non avvicinare a quella di Chad Kroeger dei Nickelback. 
La maggior parte delle tracce (My perfect day, Take me now, War from the inside, Losin’ my mind e Believer) sembrano nascere da un miscuglio di caratteri nei quali si possono riconoscere, soprattutto per le chitarre, le atmosfere alternative metal di Evanescence e P.O.D., mentre l’elettronica viene spudoratamente sfruttata alla mo’ di Subsonica e Enter Shikari. 
Fin qui l’album mantiene un’anima rock molto serena, merito anche alle due ballate inserite a metà del disco, come Siren’s call, che ci sbatte nella condensa da polpettone americano romantico stile City of Angels (il riferimento musicale è tutto per i Goo Goo Dolls), e alla chiusura dell’idillio, in questo caso Something, che sembra veramente rubata (questa volta anche per l’arrangiamento)a un disco dei già citati Nickelback.
L’unico picco dal dente avvelenato lo si intravede in I guess, pezzo con un’intro potente simile a quello dei vecchi Linkin Park che si perde però per strada, facendolo rotolare nella coccolosità di tutti gli altri brani.
Disco eccellentemente studiato e ben riuscito, ogni canzone potrebbe effettivamente costituire una hit da classifica. I Figure of  Six  possiedono un sound facilmente apprezzabile dal vasto pubblico, molto simile a un’altra band italiana che ho avuto l’opportunità di ascoltare l’anno scorso (D-Vines, ndr), e questo mi fa sperare che in qualche modo si stia delineando una nuova tendenza nella scena rock emergente nostrana.
Anyway un buon lavoro.