Attrito

Attrito

08/01/2012

E’ vero , io odio intervistare i gruppo tramite mail , ma nel caso degli Attrito ho dovuto chiudere un occhio; bisogna dire che con questi ragazzi ho passato una fantastica serata a L’Aquila ( all’Asilo Occupato) e lo scorso Dicembre ho avuto il piacere di “beccarli” in quel di Comacchio , al Vodoo , quindi per me non sono degli sconosciuti e questa corrispondenza virtuale la avverto un po’ meno fredda di come sarebbe solitamente!Dopo tutte questa menate contorte , senza arte né parte vi lascio in pace , così da poter leggere le prossime righe!

 
Raccontatemi come si sono formati gli Attrito. Come è nata l'idea?
 
Andrea: non c’era una vera e propria idea... diciamo che è stata quasi casuale, una serie di fatti e incontri fortuiti ci ha permesso di formarci... è come se ci fosse stato un qualcosa che ci abbia cercato! Tanto per dire conobbi Bilo qualche anno fa, i Grandine volevano riunirsi, avevano messo un annuncio sulla loro messageboard ed io mi sono presentato con pedale e rullante al seguito. In sala non avevo una testata per suonare un pezzo loro (che mi ero imparato a menadito nei giorni prima), così suonai un po’ a caso. Bilo mi disse subito che la reunion era un grande punto interrogativo e che avrebbe volentieri messo su un gruppo con me, era fatta!
Il primo passo fu cercare un cantante, divertente fu il fatto che il primo che provò con noi fu Pol (attuale cantante dei Congegno), mio vecchio amico dai tempi delle superiori! Non era però quello che cercavamo e casualmente, parlando con dei miei amici spunta fuori Rupert, già voce e chitarra negli Incline, che fa: “volendo posso provare io”. E così fu!
Luca invece lo reclutammo dopo il nostro primo concerto al Boston di Malè (dove al basso c’era Solero a darci una mano), lo conoscevo perché suonava nei Dangerous Gases e ci fece un sacco di complimenti e si propose di entrare come bassista. E così chiudemmo il quadro!
 
Quasi tutti voi avete alle spalle esperienze con altri gruppi hc. Quanta importanza ha il vostro passato musicale nella band? Siete più amarcord o preferite seguire una linea totalmente differente?
 
Bilo: Personalmente non credo nella possibilità di tornare indietro in ogni cosa nella vita, inevitabilmente ogni mia esperienza passata è stata più o meno importante, però preferisco guardare avanti.

Rupert: Io ho suonato negli Incline, gruppo con il quale ora siamo fermi , anche se abbiamo appena registrato un ep che faremo uscire a breve. Con gli Incline non abbiamo mai suonato molto quindi le esperienze che mi sono fatto con gli Attrito sono diverse e non posso paragonare le due cose , anche se ho sempre dato importanza ad entrambi i progetti.
 
Andrea: ovviamente tantissima importanza al passato ma sguardo sempre al presente/futuro! Sono sempre convinto che le cose nuove che faccio debbano essere meglio delle vecchie, altrimenti che senso ha farle?

Sono più di tre anni che suonate oramai e devo constatare che sfornate materiale ad una velocità formidabile. Da dove viene tutta questa produttività?
 
Bilo: viene da una gran voglia di fare quello che facciamo e soprattutto da una gran convinzione.
 
Rupert: Credo che venga dalla voglia di suonare e dire delle cose, dalla voglia di conoscere l'esistente portando con noi le nostre idee e quando possibile , cercare di aiutare qualcuno. In un certo senso ci sentiamo parte di qualcosa che bisogna tenere in vita (chiamala scena o come vuoi). E’ un dovere che sentiamo quello di continuare ad essere presenti con ciò che suoniamo, facciamo e pensiamo.
 
Andrea: Siamo produttivi perché ci dedichiamo al 110% a questa cosa. Il gruppo non è solo un hobby, fa parte della vita, è una seconda famiglia.
 
A questo punto dell'intervista mi interessa sapere come nasce un brano degli Attrito. Arrivano prima le parole o la musica?
 
Bilo: i nostri pezzi nascono così: io porto i riff di chitarra che vengono arrangiati con gli altri per ottenere un pezzo strumentale completo, a questo punto entra in gioco Rupert...
 
Rupert: I testi ce li metto sopra io cercando di incastrarli nei brani già pronti. Le parole quindi arrivano dopo, anche se molti testi o pezzi di questi ,  li scrivo prima o quando capita (poi si sa quando ti vengono in mente le cose da dire le devi scrivere). Per quanto riguarda le tematiche, sono argomenti che voglio affrontare io in primis (cose magari più personali), altre volte gli argomenti possono essere incentrati su discussioni nate tra di noi e che vogliamo affrontare.
 
Soffermiamoci sul vostro ultimo lavoro "Triste Opera Itinerante" ( a mio parere ottimo tra l'altro).
Cosa significa per voi questo album?
 
Bilo: Tantissimo per mille motivi, per i testi che ci sono e in cui credo davvero, per il periodo non facile in cui è stato scritto e perché personalmente la canzone che da il titolo al disco ha un messaggio tutto mio particolare, non più di altri scritti da noi comunque. Per me ogni nostro lavoro ha un suo perché e una sua importanza, devo dire che per come è scritto ad ogni modo ne sono davvero orgoglioso.
 
Rupert: Credo che Triste Opera Itinerante sia per noi un insieme di cose, di pensieri, un "rapporto" della nostra crescita musicale e del nostro essere come persone. Un'altro brandello  appartenente alle nostre idee.
 
 Ascoltando il disco di cui abbiamo appena parlato sono rimasta colpita e affascinata in maniera abbagliante dal brano omonimo dell'album. Dunque vi chiedo, cos'è la "Triste Opera Itinerante"?
 
Rupert: La "Triste Opera Itinerante" è quel costante affanno che ci circonda, che è pesante intorno a noi e che vuole ad ogni costo portarci con se... è la vita che non sentiamo nostra che ci vuole fare scivolare sopra ogni cosa ,che noi riteniamo invece importante per la nostra crescita, ma che per quella macchina non è funzionale ed è quindi un elemento da scartare, che non ha importanza o peggio, che può ostacolare la sua costante marcia verso il dominio di ogni cosa.
 
Trento è sempre stata la culla di favolosi gruppi hard core. Sapreste dare una spiegazione a questo fatto o coincidenza, che dir si voglia? Secondo me ,da voi c'è l'aria buona!
 
Bilo: No, c’è dell’aria di merda e proprio per questo la gente si incazza e suona alla grande! Eheh!
 
Andrea: in verità non da sempre... è stato più che altro l’ultimo decennio in cui ci sono state delle ottime band, ma, sinceramente, negli anni 80-90 è sempre stato un tabula rasa o quasi! Ad ogni modo quello che si è creato qui credo possa replicarsi in una qualsiasi cittadina di provincia da 100 mila abitanti, basta solo che la gente lo voglia.

Qui forse è passato il concetto che l’hardcore non è solo una musica casinista che viene suonata da pochi di buono, ma è proprio un metodo di aggregazione. Qui ai concerti trovi gente che magari segue poco la musica ma sa di trovare un bell’ambiente e un preciso modo di fare le cose.
E' giunto il momento della domanda da 1 milione di euro. Cosa significa per voi l'hard core?
 
Rupert: Non è una risposta facile.. però se devo rispondere vorrei dire che personalmente significa vivere con critica la propria vita, cercando  di non farsi vivere giorno per giorno da chi profitta sui corpi e sulle idee, significa agire liberamente potendo esprimere le proprie idee di fronte ad un mondo che troppe volte non ti capisce, significa piantare i piedi per terra, significa trovare qualcuno a chilometri di distanza che anche se non ti conosce ti tratta come il suo migliore amico perché forse sente qualcosa dentro che è la stessa cosa che senti tu, significa rispettarsi e fidarsi di qualcun altro per costruire qualcosa, significa non fare ciò che si fa per uno scopo di lucro o per poter appartenere ad un gruppo ,ma perché si sente la necessità di farlo.
 
Bilo: Uno stile di vita, un pensiero ben preciso, unione, rispetto, amicizia, il non lasciare mai in difficoltà nessuno.
 
Andrea: Alle loro risposte aggiungo solo 2 parole: consapevolezza ed autostima.
 
In questi anni avete suonato praticamente ovunque, percorrendo l'Italia in lungo e in largo. Raccontatemi qualche aneddoto divertente o particolarmente strano e assurdo!
 
Rupert: Una scena che mi viene in mente al momento è quando in un concerto ad Utrecht mi è venuta una persona addosso e con il microfono in mano mi sono rotto un pezzetto di dente. Luca, il bassista, si è divertito nel vedermi"dolorante".... qualche tempo dopo è successa quasi la stessa cosa  a lui ,perdendo un pezzetto di dente, è stato divertente!
 
Andrea: Io non me ne ricordo mai molte , perché minimizzo sempre e considero quasi tutto come “normale amministrazione”, però un must di questi periodi sono le sfighe con il furgone! 
Passo 1: Dicembre 2010, prima di partire per il Mobfest si rompe il cordino dell’acceleratore, per portare il furgone dal meccanico attraversiamo tutta la città di Trento con il “minimo” (ingranando marce per guadagnare velocità), per poi sistemare il tutto con una proverbiale fascetta. 
Passo 2: Per andare ai rumori dal lago 2011 restiamo senza carburante in mezzo alla statale, mille menate, poi con l’aiuto della tanica e della batteria del nostro amico Jep riusciamo a rimetterlo in moto.
Passo 3: Sardegna dicembre 2011 (fresca fresca), come un pirletto vado a tamponare un trattore, radiatore sfondato e perdiamo il paraurti. Il radiatore lo sistemeremo in una giornata di fuoco il lunedì a Livorno, il paraurti con calma a Trento.
Passo 4: La settimana dopo ad andare a Comacchio ci accorgiamo che il furgone non frena. Viaggio parecchio teso, passato ad andare piano e a frenare scalando marcia e freno a mano... il meccanico ci dirà poi che era un pezzo dell’impianto frenante rotto (non ricordo il nome!).
Passo 5: Proprio mentre il meccanico ci sta riportando il furgone appena sistemato si rompe il semiasse... bestemmie a profusione!    
Ah, siamo tutt’ora a piedi...
 
Siete da poco tornati dal vostro secondo Tour Europeo. Mi gioco la mia Nikon che è stata una esperienza fantastica! Le impressioni e i ricordi di quei giorni e le differenze maggiori con l'Italia.
 
Rupert: Le differenze maggiori con l'Italia credo che siano soprattutto negli orari, nel resto dell'Europa ho notato che i concerti prima delle 11 finiscono tranne qualche eccezione (Berlino). Per quanto riguarda le mie impressioni di quei giorni sono assolutamente positive. Andare in tour con il proprio gruppo è un'esperienza che ti da la possibilità di conoscere meglio gli altri e te stesso e di apprendere nuove realtà e persone che in fondo scopri che non sono poi tanto diverse da te, se non fosse per i chilometri che ti dividono. Sono esperienze che auguro a tutti; per mio conto so di aver custodito dei ricordi che difficilmente cancellerò.

Bilo: C’è ben poco da dire se non che il solo fatto di andare a suonare in Europa è un’esperienza fantastica, indubbiamente un sogno che diventa realtà per me. Onestamente, come qui in Italia, abbiamo sempre incontrato gente fantastica ,che proprio come qua si fa il culo per aiutarti. In linea di massima per me non c’è nessuna differenza con la nostra realtà.

Andrea: aggiungo... gran cibo! E, quando si è in tour sempre con i pantaloncini corti! E’un obbligo!
 
Siamo giunti alla fine di questa raffica di parole costellate di punti di domanda.Vi ringrazio per la pazienza , per la disponibilità e per le risate condivise al bar e sotto il palco. Sto per lasciarvi andare ma prima, ditemi qualcosa che non direste mai!

Attrito: Ciò che non diremmo, non lo diciamo, se lo diciamo è perché lo diremmo, e quindi non sarebbe qualcosa che non diremmo mai. Un bel paradosso eh?
 
Intervista a cura di Francesca

 

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